c) Stanza II - Lo studio

Anche questa stanza, lo studio, si distingue per le interessanti decorazioni parietali e per il soffitto interamente decorato con motivi ispirati al neoclassicismo e soprattutto alle grottesche, opere di maestranze marchigiane del XIX sec. Al centro di ogni spicchio della volta sono raffigurati amorini danzanti, aquile, cani da caccia e uccellini; nei pennacchi, coppie di arpie. Più in alto, su ripiani, sono disposti vari oggetti, piedistalli con statuine, anfore, tripodi con bracieri accesi, drappi colorati.

Al centro è inserita una tela raffigurante La fuga di Enea da Troia in fiamme. Il tema è tratto dal II libro dell' Eneide di Virgilio. Il tema epico e quello mitologico erano tornati di grande attualità già nella pittura della seconda metà del XVIII sec., in particolare per i contenuti didattici della pittura a carattere storico.

In questa sala sono esposti il ritratto del padre del Poeta, Francesco Paolo Rapagnetta-d'Annunzio, ed alcune stampe litografiche di traduzione quali S. Giovanni Battista dall'opera di Tiziano Vecellio e il S. Sebastianio dall'opera di Marco Basaiti. Sulla parete sinistra sono collocate due litografie a colori di Ferdinando De Mattheis raffiguranti rispettivamente il Tasso all'ospedale di S. Anna a Ferrara e Il Tasso alla corte di Francia.

Di particolare interesse è il piatto giapponese in porcellana decorata con smalti policromi Ao-Kutani del periodo Meiji (1868-1912) raffigurante un paesaggio autunnale con figure, esposto in una vetrina.
In un angolo è posto un leggio musicale, probabilmente quello usato dal fratello Antonio musicista, emigrato negli Stati Uniti e ricordato nel Notturno.

Dal Notturno:

"La seconda stanza è deserta . Ci sono i libri della mia adolescenza. C'è il leggìo musicale del mio fratello emigrato. C'è il ritratto di mio padre fanciullo col cardellino posato su l'indice teso.
Ho vissuto tant'anni nella dimenticanza di queste cose; e queste cose possono rivivere così terribilmente in me?"

Anche questa stanza, lo studio, si distingue per le interessanti decorazioni parietali e per il soffitto interamente decorato con motivi ispirati al neoclassicismo e soprattutto alle grottesche, opere di maestranze marchigiane del XIX sec. Al centro di ogni spicchio della volta sono raffigurati amorini danzanti, aquile, cani da caccia e uccellini; nei pennacchi, coppie di arpie. Più in alto, su ripiani, sono disposti vari oggetti, piedistalli con statuine, anfore, tripodi con bracieri accesi, drappi colorati.

Al centro è inserita una tela raffigurante La fuga di Enea da Troia in fiamme. Il tema è tratto dal II libro dell' Eneide di Virgilio. Il tema epico e quello mitologico erano tornati di grande attualità già nella pittura della seconda metà del XVIII sec., in particolare per i contenuti didattici della pittura a carattere storico.

In questa sala sono esposti il ritratto del padre del Poeta, Francesco Paolo Rapagnetta-d'Annunzio, ed alcune stampe litografiche di traduzione quali S. Giovanni Battista dall'opera di Tiziano Vecellio e il S. Sebastianio dall'opera di Marco Basaiti. Sulla parete sinistra sono collocate due litografie a colori di Ferdinando De Mattheis raffiguranti rispettivamente il Tasso all'ospedale di S. Anna a Ferrara e Il Tasso alla corte di Francia.

Di particolare interesse è il piatto giapponese in porcellana decorata con smalti policromi Ao-Kutani del periodo Meiji (1868-1912) raffigurante un paesaggio autunnale con figure, esposto in una vetrina.
In un angolo è posto un leggio musicale, probabilmente quello usato dal fratello Antonio musicista, emigrato negli Stati Uniti e ricordato nel Notturno.

SOFFITTO:
Questo tipo di decorazione che si affermò in un primo tempo nel '500 dopo la scoperta degli affreschi della Domus Aurea da cui trassero l'ispirazione Raffaello e i suoi seguaci per la realizzazione delle grottesche vide un nuovo sviluppo soprattutto nell'Italia meridionale dopo gli scavi e le scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei intorno alla metà del XVIII sec. E trovò poi infinite applicazioni in Europa, dagli arredi alle decorazioni d'interni. Talvolta la ricchezza fantastica del motivo antico è interpretata riduttivamente, in termini di eleganza decorativa e arabesco. Esponente importante di questo movimento fu Felice Giani, proveniente da Bologna, ma vissuto a Roma,dove studiò assiduamente l'antico, che tenne presente come citazione continua nella sua opera di decoratore. In occasione di un suo viaggio a Napoli, venne in contatto con la pittura parietale di Ercolano e Pompei, che già era entrata nel repertorio della decorazione neoclassica. Tipici motivi di questa sua produzione, realizzati sempre con disegno preciso e minuto, sono trofei, di armi ed anche di strumenti musicali, armature, scudi, lire, grottesche, candelabre, maschere, nastri ecc... La sua pittura si rifà al terzo stile della pittura pompeiana, la cosiddetta pittura decorativa, una decorazione miniaturistica raffinata, dal tratto sottile, realizzata con tocchi veloci su superfici di colore unito. Questo tipo di decorazione neoclassica era completamente nuova per Roma, dove il motivo pompeiano di base viene trasformato e si risolve in composizioni completamente originali.
Essa venne diffusa nella seconda metà dell'ottocento da maestranze di origine marchigiana che si spostavano lungo la fascia adriatica.

LA FUGA DI ENEA DA TROIA IN FIAMME:
La tela raffigura Enea che porta in salvo la sua famiglia da Troia in fiamme. Il tema è tratto dal II libro dell'Eneide di Virgilio ed è proprio la trasposizione puntuale della descrizione del poeta. Mentre sullo sfondo la città di Troia brucia, Enea, caricato il vecchio padre Anchise sulle spalle, trae in salvo la moglie Creusa ed il figlioletto Ascanio.Questo genere di tematica cominciò a diffondersi alla fine del '600 , quando sulla scia di quelle trattate all'interno dell'Accademia, si avviò la riscoperta del mito e dell'epica, in funzione di recupero della classicità e del passato, dopo la ripresa degli scavi di Ercolano e Pompei intorno alla metà del '700. Con la riscoperta dell'antico vengono ricercati e messi in risalto i contenuti didattici della nuova pittura di storia. Le scene tratte dall'epica sono utilizzate per le decorazioni pittoriche dei palazzi, così come quelle d'ispirazione mitologica.
Durante il periodo napoleonico l'epica virgiliana è una tematica che si presta a farsi veicolo ideologico, e soprattutto i sei ultimi libri dell'Eneide, in cui la storia ha come teatro il Lazio. Per celebrare la grandezza di Roma e dei romani ci si rifà ad una materia che, sotto il velo leggendario, è storica: le origini di Roma risalgono ad Enea. Nel 1819 compare l'edizione romana dell'Eneide illustrata, che costituirà una fonte di ispirazione per la pittura a carattesre storico. Tra gli esponenti di questo genere si annoverano Vincenzo Camuccini, Tommaso Minardi e Pelagio Palagi.
Il Poeta in una lettera a Donatella Goloubeff del 10 / 3/1910, scritta durante un breve soggiorno nella casa natale, così ricorda il dipinto:

"La stanza dove scrivo ha ne la volta la storia di Anchise salvato da Enea, l'incendio di Troia. E guardo quelle figure ch'empirono di strani sogni la mia infanzia".

FRANCESCO PAOLO RAPAGNETTA - D'ANNUNZIO:
Figlio di Camillo Rapagnetta e padre del Poeta, fu adottato il 4-12-1851 dagli zii Antonio d'Annunzio e Anna Giuseppa Lolli.

VECELLIO TIZIANO (1490 - 1576):
Cominciò le sue prime esperienze artistiche a Venezia, nell'ambito di Bellini, per poi passare alla scuola di Giorgione. Le prime opere sono tre affreschi redatti presso la Scuola del Santo a Padova, dove è già evidente la sua predisposizione per una ricerca dinamica del racconto, per il senso naturale del paesaggio e per lo studio psicologico dei ritratti. Tiziano inoltre si afferma presto come ritrattista ineguagliabile e diviene importante pittore di corte quali quelle di Mantova, Ferrara, Urbino, e per l'mperatore Carlo V.

Nel suo cammino artistico, Tiziano dapprima accantona la forza espressiva del colore per perseguire in seguito un disegno più chiaroscurato e una composizione elaborata con maggiore evidenza plastica per arrivare alla realizzazione di forme quasi disfatte.

L'incisione del San Giovanni Battista è tratta dal dipinto del 1542, esposto alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore. Il San Giovanni è figura possente, dalla muscolatura ben disegnata, di grandi proporzioni; un'immagine statuaria a cui il brano paesistico che si apre alle spalle fa da sfondo senza che i due elementi, natura e uomo, si fondano. Numerose le incisioni che testimoniano della fortuna critica dell'opera.

BASAITI MARCO (1470 - 1530):
Forse di origine greca, educatosi nell'ambiente di Alvise Vivarini, assimilò i modi della pittura dei Bellini, accostandosi poi a quella di Giorgione.
L'incisione del S. Sebastianoè tratta dalla copia del dipinto del dipinto del Basaiti conservata nella Galleria Doria Pamphilj, a Roma.

PIATTO GIAPPONESE:
Il piatto è di particolare pregio e presenta misure fuori convenzione, proprie delle esecuzioni su ordinazione. L'ideogramma Fuku, presente sul fondo, indica fortuna ed è simbolo augurale, ricorrente nella ceramica giapponese dei secc. XVIII-XIX .
Il Poeta ha sempre amato vivere in ambienti raffinati,impreziositi con oggetti di arte orientale. Lui stesso dichiara : ... “L'educazione estetica del mio spirito mi trascina irresistilbilmente al desiderio e all'acquisto delle cose belle, .....fatalmente ho voluto divani, stoffe preziose, tappeti di Persia, piatti giapponesi...tutte quelle cose inutili e belle che io amo con una passione profonda e rovinosa”.

ANTONIO:
Il leggio musicale apparteneva al fratello del Poeta, Antonio, che si distinse in famiglia per la vocazione per la musica. Emigrò negli Stati uniti nel 1901, dove sfruttando la sua naturale predisposizione alla musica, visse dando lezioni di piano e suonando l'oboe in un'orchestra.